“Tuuuuuu-tuh-tuh” è il rumore fastidioso e frequente di una stazione deserta nella periferia torinese. È il rumore fastidioso che nella sua frequenza esatta di tre minuti impedirebbe a chiunque di riposare.
Nelle stazioni delle città, da che esistono, hanno dormito viaggiatori in attesa di una nuova direzione, ma soprattutto coloro che ogni notte ci hanno trovato un tetto. Ma le stazioni non sono più quelle tettoie liberty che all’inizio del ‘900 accoglievano statiche arrivi, partenze o chi, con l’occhio dello theorein che ha alimentato il positivismo tecnologico, guardava i mostri fumanti allontanarsi dalla metropoli. Questo posto in cui siamo seduti, questa confezione sotterrata in cui ci siamo inscatolati, non ci fa capire dove siamo; da queste viscere in acciaio non si vede fuori e anche il treno sparisce veloce nel buio.
Qui l’unica cosa che vediamo è che non possiamo dormire.
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