Per chi parla di guerra, a qualsiasi livello, citare von Clausewitz è quasi un obbligo, un’abitudine o un riflesso condizionato. E così, prima o poi, in tutti i discorsi che toccano questioni belliche la famosa massima “la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi”salta fuori, e magari si finisce con il ribaltarla, soprattutto per segnalare i cambiamenti intervenuti dal tempo delle guerre napoleoniche. Ribaltare Clausewitz significa allora proiettare gli schemi del generale prussiano, ovviamente reinterpretati senza soverchie preoccupazioni filologiche e alla luce di alcune ipotesi teoriche “forti”, sulla storia universale fino a raggiungere gli scenari geopolitici, sociali e tecnologici del Novecento. Da “Conflitti globali”, n°1, Shake: http://www.shake.it/confl1.html
Sul piano geopolitico, la seconda metà degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta del secolo passato scorrono nel solco del declinante ordine bipolare, fra insorgenze della Guerra fredda e segni, sempre più evidenti, dell’incapacità di uno dei due contendenti nel tenere il passo dell’altro. Per quanto riguarda l’Europa, la guerra sembra essere ormai consegnata, nelle sue forme più tipiche, alla dimensione della memoria, mentre il presente si colloca lungo l’orizzonte di mutual destruction inscritto nella dinamica del conflitto nucleare, che priva la guerra dei suoi tratti di riconoscibilità più tipici, inducendo a riflessioni che spesso abbandonano il terreno più specificamente politico per configurarsi, assumendo una prospettiva quasi biologica, in termini di “sopravvivenza della specie”. Certo, in quel periodo si parla molto di guerriglia, di insurrezione, di lotte di liberazione, ma in riferimento all’altrove degli spazi della decolonizzazione o di “periferie” nelle quali i vincoli dell’ordine bipolare appaiono meno stringenti. Questo, in sintesi, il contesto nel quale una formula, “ribaltare Clausewitz”, con ovvio riferimento al noto adagio “La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi” emerge dalla tematizzazione della guerra di autori che hanno fortemente rinnovato i quadri della riflessione filosofica e politica del Novecento, Michel Foucault da una parte, Gilles Deleuze e Félix Guattari dall’altra, legati da evidenti affinità teoriche ma che in proposito, come si avrà modo di vedere, manifesteranno significative divergenze di prospettiva.